Non avere paura

Cattolicesimo 5 Commenti

C’è il luogo comune
che vede nella Monaca di clausura
una persona che si esclude dalla
vita e quindi e come se
seppellendosi nel convento anticipasse
il tempo della morte.
Una sorta di suicidio!
Una forma di vita vissuta
nel segno del fanatismo
religioso che si nega tutto.
Se tutto questo fosse vero
qualunque convento con le sue
regole e la sua disciplina
è la rappresentazione concreta
del luogo dove si va per
farsi dominare da Dio.
E’ vero questo?
E’ il luogo della negazione
della vita? O dell’affermazione
di qualche cosa di altro?
Ma cosa?

Madre Diana Papa – Sorelle povere di S.Chiara diocesi Otranto
La vita contemplativa ha senso solo se vista secondo la logica dell’amore.
La contemplazione non è solo, non si realizza soltanto nelle ore di preghiera canoniche è proprio un vedere un guardare un vivere dalla parte di Dio
Questo tempo in cui ci sono anche persone che vengono da altri luoghi con tradizioni cultura e religione diversa; in questo momento credo che sia importante comunicare che Dio ci ama non aver paura di comunicare la fede.
Tutto questo presuppone anche la via delle Croce non si può arrivare alla Pasqua di Resurrezione senza la Croce.

Tutto quello che ha detto la
monaca è nella stessa ottica
per cui il martire accetta
di venire ucciso,
non chi uccide
uccidendosi.

«Non uccidere»
ha scritto Dio nella coscienza dell’uomo.

La testimonianza della Madre Badessa di Rosano – Pontassieve

Cattolicesimo 1 Commento

Italia: Siamo nell’Abbazia
delle Monache Benedettine di Rosano,
dove la vita della comunità
è scandita ancora oggi
con i tempi ed i modi
che volle san Benedetto, il fondatore
di quest’ordine religioso
oltre mille anni fa.
Stiamo per incontrare
la madre Badessa
nel parlatorio della clausura.
Le chiediamo: sulle piazze del
mondo si va a testimoniare la pace,
ma c’è anche chi va a seminare
la morte in nome di Dio.

Madre – Badessa di Rosano – Pontassieve – Italia

Forse noi, monache benedettine di clausura, possiamo apparire persone fuori dal mondo e quindi le meno adatte a parlare dei grandi problemi di oggi, come pace, dominio, giustizia.
Si sopprime la vita ai primi albori per non doversi assumere impegni o rinunciare alla propria libertà, si uccide per una manciata di soldi da sprecare nel divertimento o nella droga, non si accetta chi è diverso, si cerca sempre più di difendere caparbiamente i propri interessi e le proprie idee.
Se invece noi avremo assimilato e fatti nostri gli insegnamenti del Vangelo, gli esempi di Gesù e dei suoi Apostoli, le nostre reazioni seguiranno una logica totalmente diversa, si sintonizzeranno su un’opposta lunghezza d’onda, su quella dell’amore vero, pronto a scusare, a perdonare, perfino a dare la vita per i propri nemici come Gesù.
Solo così vivremo e irradieremo la vera pace e insieme gusteremo la vera libertà con i frutti dello Spirito quelli elencati da S. Paolo che sono: «Amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, Fedeltà, mitezza, dominio di sé; e San Paolo precisa: contro tutte queste cose non c’è legge», infatti non sentiremo più Dio come dominatore ma, come è in verità, creatore, principio vitale di ogni uomo e della storia degli uomini, colui che ha dato sé stesso per noi e per la nostra salvezza, perché ci ama e con la Sua grazia ci rende figli di uno stesso Padre e quindi fratelli con uguale dignità, uguali diritti, uguale amore, uguale pace.

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